Gli incendi in Italia stanno cambiando
Che cosa ci mostrano i dati sugli incendi in Italia?
Innanzitutto, che gli incendi riguardano sempre più i boschi.
Gli incendi percorrono da sempre boschi, pascoli e aree agricole, ma da circa quarant’anni, in Italia, si sviluppano sempre di più nei boschi. Fatto 100 il totale della superficie bruciata ogni anno (in boschi, pascoli e aree agricole), possiamo facilmente osservare che dagli anni ‘70 la percentuale di superficie bruciata in aree forestali è aumentata costantemente.
Il valore più alto si è registrato nel 2017, dove ben il 70% della superficie percorsa da incendi ha interessato boschi e foreste.
Il fuoco ha cambiato il suo comportamento?
In un certo senso sì: lo ha fatto perché è cambiato il territorio. Dagli anni ’70 in Italia le foreste si sono espanse notevolmente, sostituendosi a pascoli e a campi coltivati. Questo fenomeno si è verificato a causa di fattori socio-economici di portata storica che hanno ridotto il numero di persone impiegate in agricoltura.
Ad aumentare in estensione sono state anche le cosiddette “altre terre boscate”, ovvero le aree ricoperte da cespugli, arbusti e macchia: sono le aree più facilmente infiammabili, soprattutto nella prima fase di espansione dell’incendio.
La presenza di aree molto più estese e continue coperte da foreste e altre terre boscate ha quindi importanti conseguenze sul comportamento del fuoco e sulla capacità dei sistemi antincendio regionali di governare il fenomeno.
Inoltre anche il cambiamento climatico ha un ruolo fondamentale: prolungati periodi di siccità e la presenza di temperature più elevate della media in lunghi periodi dell’anno rendono la vegetazione molto più secca e facilmente infiammabile. In queste condizioni gli incendi si espandono con velocità e severità maggiore, risultando molto più difficili da gestire.
Che fare?
Non è pensabile concentrarsi unicamente sull’estinzione degli incendi in emergenza, ma occorre lavorare a monte concentrandosi su una migliore gestione forestale e su una gestione complessiva del territorio che integri la prevenzione del rischio incendi nella pianificazione e nell’utilizzo sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali.
Ecco alcune possibili strategie.
Selvicoltura per l’autoprotezione delle foreste
L’energia che un incendio genera è la diretta espressione dell’efficienza della combustione, che dipende da quanta biomassa è disponibile e da come alberi, arbusti, rami secchi, foglie e prati si distribuiscono nello spazio, creando un ambiente idoneo agli scambi gassosi.
E’ possibile intervenire preventivamente sul bosco stesso, al fine di ridurre l’efficienza della combustione, in modo che molti più alberi sopravvivano all’incendio.
In che modo?
La selvicoltura preventiva è un insieme di tecniche e accorgimenti che mirano ad avere un bosco molto diversificato che inceppa i meccanismi con cui si propaga un incendio e disperde la sua energia, facendogli, per modo di dire, uno sgambetto.
La selvicoltura preventiva mira ad avere discontinuità fra le chiome delle piante, un’alternanza di alberi maturi portaseme e alberi più giovani e un sottobosco a infiammabilità ridotta.
Tale struttura modifica la diffusione del vento, la combustione e i movimenti dei gas infiammabili, con effetti diretti sul comportamento del fronte di fiamma, che perde la dinamica necessaria per sviluppare elevate intensità e severità su grandi superfici.
Tutto questo favorisce la sopravvivenza di “isole verdi” importanti anche per ridurre i costi della ricostituzione post-incendio.
Prevenzione strategica a supporto della lotta attiva
Le attività di spegnimento degli incendi sono diventate più pericolose e meno efficaci in un contesto di incendi estremi.
Come facilitare il lavoro di chi spegne gli incendi?
Ad esempio realizzando delle infrastrutture verdi preventive, con una vegetazione diradata meno infiammabile per una larghezza di circa 100 m, e attrezzate con punti di rifornimento d’acqua per i mezzi antincendio.
Questo tipo di infrastruttura intercetta le traiettorie degli incendi e ne modifica il comportamento, rendendoli compatibili con la sicurezza e capacità di estinzione degli operatori a terra e dei mezzi aerei.
Link: Il progetto PRe-FEu – PRevenzione degli incendi per le Filiere del lEgno – del Dipartimento DISAFA, finanziato dalla Operazione 16.2.1 del PSR Regione Piemonte, vuole aumentare l’efficacia e sicurezza delle attività antincendio creando infrastrutture verdi preventive, raggiungendo al tempo stesso una economia di scala in grado di garantire nel tempo la sostenibilità economica della manutenzione delle infrastrutture.
Sviluppo filiere agro-silvo-pastorali
Gli incendi sono un fenomeno complesso che emerge dalla interazione fra fattori fisici, biologici e socio-economici di un territorio.
Per agire su alcuni fattori determinanti è necessario attuare soluzioni integrate, legate alla gestione complessiva di un territorio.
Esistono attività economiche che, se pianificate in modo coerente con obiettivi di mitigazione del rischio incendi, possono rappresentare valide azioni di prevenzione.
Sostenere e valorizzare i prodotti di filiere agro-silvo-pastorali (es. legno, vino, formaggi) derivanti da azioni di prevenzione in aree strategiche (es. selvicoltura preventiva sostenibile, viticoltura per creare viali tagliafuoco, pascolo prescritto per compartimentare comprensori infiammabili) consente di rendere più sostenibile la prevenzione, e di valorizzare le filiere locali.
Scopri in che modo questo sta già avvenendo:
Dossier di Sherwood sulla prevenzione degli incendi boschivi
Pagamento del servizio ecosistemico
Per rendere la prevenzione degli incendi sostenibile serve costruire convergenze con iniziative complementari, finanziate da fondi non specifici per la prevenzione, in grado di offrire ulteriori risorse economiche per sostenere le filiere della gestione preventiva in quanto beneficiano delle sue esternalità positive.
Il meccanismo di pagamento dei servizi ecosistemici (PES) porta i servizi ecosistemici in un contesto di mercato facendo sì che i beneficiari del servizio della prevenzione incendi (cittadini e imprese) paghino il fornitore del servizio (le filiere agro-silvo-pastorali che fanno gestione nelle aree strategiche) per assicurarne la continuità e il miglioramento.
Ecco alcuni esempi di come tutto questo sia già concretizzabile.