I biostimolanti
I biostimolanti migliorano produttività e resistenza allo stress delle piante trattate. Non hanno la funzione di nutrimento, ma incrementano nella pianta i processi fisiologici che inducono migliori risposte allo stress da fattori ambientali avversi (siccità, salinità nel suolo, …), più efficiente assimilazione di nutrienti, produzione maggiore e di migliore qualità. Si ricavano da materie prime vegetali e dalla digestione di prodotti di origine animale e vegetale. I biostimolanti contribuiscono quindi a un’agricoltura sostenibile, poiché riducono l’utilizzo di acqua e fertilizzanti, e alla lotta al cambiamento climatico.
Gli strigolattoni
Gli strigolattoni sono ormoni delle piante che ne regolano sviluppo e risposta a stress e controllano i rapporti con gli altri organismi. Noi tutti comunemente associamo la parola “ormone” all’organismo umano e probabilmente chiunque ha sentito parlare di insulina, steroidi o ormoni tiroidei. Ma il termine “ormone” riunisce molte molecole che trasmettono un segnale tra cellule di un organismo, e anche le piante usano ormoni per trasmettere al loro interno segnali che ne regolano l’accrescimento. La storia degli ormoni vegetali risale a Charles Darwin, e molti sono già stati scoperti e studiati, ma altri sono stati identificati recentemente: tra questi gli strigolattoni, che si sono imposti negli ultimi anni all’interesse della scienza. Inizialmente gli strigolattoni sono stati studiati per il loro ruolo di controllo delle piante parassite (tra cui la Striga, da cui il nome), ma ben presto i ricercatori si sono resi conto della loro capacità di influenzare sia le interazioni con altri organismi (per esempio i funghi micorrizici, microrganismi coinvolti in simbiosi benefiche con le radici delle piante), sia diverse caratteristiche delle piante: morfologia, riproduzione, senescenza, nutrizione minerale, resistenza a stress.
Cos’è eit food?
EIT Food è la principale iniziativa europea in tema di food, finalizzata a rendere il sistema food più sostenibile, salutare e affidabile. EIT-Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia riunisce i principali istituti di istruzione superiore, laboratori di ricerca e aziende per formare partenariati transfrontalieri dinamici denominati CCI-Comunità della conoscenza e dell’innovazione, che sviluppano prodotti e servizi innovativi, avviare nuove imprese e formare una nuova generazione di imprenditori. EIT Food è una KIC-Knowledge and Innovation Community, ovvero una Comunità Europea della Conoscenza e dell’Innovazione, braccio operativo dell’EIT, istituita per creare le condizioni in cui l’innovazione ha maggiori probabilità di prosperare, generare scoperte e trasformare il nostro ecosistema alimentare. È un consorzio di oltre 50 partner di aziende leader, università, centri di ricerca e istituti di 13 paesi in Europa, con l’ambizione di creare un settore alimentare efficace e sicuro per il futuro attraverso un sistema alimentare connesso. Mettendo in contatto i consumatori con aziende, start-up, ricercatori e studenti di tutta Europa, EIT Food sostiene iniziative innovative ed economicamente sostenibili, che migliorano la nostra salute, il nostro accesso a cibo di qualità e il nostro ambiente.
Gli obiettivi strategici di EIT FOOD sono:
- aumentare la fiducia del consumatore
- incoraggiare scelte alimentari più salutari
- costruire un sistema alimentare collegato al consumatore
- migliorare la sostenibilità
- educare per partecipare, innovare e crescere
- promuovere l’imprenditorialità alimentare e l’innovazione
Maggiori informazioni
IL PROGETTO BIOSUVEG
BIOSUVEG è l’acronimo di “Innovative biostimulants for sustainable fruit production from vegetable crops”. Il progetto, finanziato dal Programma EIT FOOD, mira a testare e lanciare sul mercato un innovativo biostimolante progettato nei laboratori dell’Università di Torino. BIOSUVEG è coordinato da Università di Torino e vede una partnership internazionale composta da Grupo AN (Spagna), TUM-Technische Universität München (Germania) e Strigolab (azienda spin-off di Università di Torino).
L’attività principale consiste nell’ottimizzare la formulazione del biostimolante, in modo che ogni partner lo testi e validi in situazioni reali, in serra e su terreno aperto, in varie condizioni di stress per le piante (siccità, salinità, fertilità del suolo) e si passi da uno stato prototipale ad un prodotto pronto per il mercato. Vengono valutati gli effetti del trattamento tramite analisi della qualità dei frutti prodotti nelle diverse condizioni sperimentali. Il progetto include anche lo studio del potenziale di mercato del biostimolante oltre che azioni di comunicazione verso coltivatori e consumatori.
SITO WEB BIOSUVEG
biosuveg su eitfood.eu
biosuveg su plantstresslab.unito.it
Lo sai che…
grazie alla loro origine totalmente naturale e priva di chimica di sintesi, i biostimolanti possono essere impiegati anche in agricoltura biologica
la materia prima principale per la produzione di biostimolanti è l’alga bruna Ascophyllum nodosum (L.) Le Jolis. Queste alghe, che si trovano principalmente sulle coste del Nord Atlantico e sulle coste europee del Nord-Ovest, si chiamano così per Il loro caratteristico colore dovuto al grande accumulo di fucoxantina, una molecola facente parte dei carotenoidi. Gli estratti di Ascopyllum nodosum utilizzati per la produzione di biostimolanti vengono ricavati prima di tutto facendo una raccolta meccanica dell’alga e dopo una serie di lavaggi con acqua. La biomassa viene poi macinata e disidratata in stufa. Successivamente, si procede alla fase vera e propria di estrazione, sottoponendo la biomassa a basse pressioni per ottenere le componenti solubili in acqua, oppure con trattamenti più spinti a base di acidi o basi forti
il mercato dei biostimolanti è in forte espansione e tra i principali produttori vi sono molte aziende italiane. Il mercato dei biostimolanti è stimato a 2,6 miliardi di dollari nel 2019 e si prevede che raggiungerà 4,9 miliardi di dollari entro il 2025. Il mercato è trainato principalmente dalla forte domanda di colture di alto valore in tutto il mondo e dalla crescente necessità di sostenere la crescita delle colture in condizioni di stress abiotico, derivante dalle mutevoli condizioni climatiche.